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I ribelli del Tigray catturano Lalibela, patrimonio mondiale dell’UNESCO

La città di Lalibela è un luogo sacro in Etiopia e un noto luogo di pellegrinaggio per i cristiani. Ora il conflitto tra il governo ei ribelli è arrivato sul posto. Centinaia di migliaia di latitanti sono già nel Paese.

Secondo i resoconti di testimoni oculari, i ribelli della regione etiope del Tigray hanno catturato il sito di Lalibela, patrimonio mondiale dell’UNESCO, nella vicina regione di Amhara. Un residente ha detto all’AFP giovedì che i combattenti dell’organizzazione del Fronte di liberazione del popolo del Tigray sono entrati e hanno occupato la città senza combattere. Non c’era niente da vedere per le forze di sicurezza locali. Un altro residente ha riferito che molte persone stanno lasciando la città.

Il vicepresidente della regione di Amhara, Fanta Mandefru, aveva detto in precedenza che i ribelli del Tigray erano avanzati “lontano” nel territorio di Amhara. Il governo degli Stati Uniti ha invitato i ribelli a proteggere le chiese scavate nella roccia del XII secolo nel sito del patrimonio mondiale di Lalibela. Inoltre, il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha detto a Washington che tutte le parti sono state chiamate a “porre fine alla violenza”.

Centinaia di migliaia di latitanti

A novembre, le forze governative etiopi hanno attaccato il TPLF, il gruppo dirigente del Tigray, in risposta agli attacchi del Fronte di liberazione del popolo del Tigray alle posizioni dell’esercito. A giugno, i combattenti alleati con il Fronte di liberazione del popolo del Tigray hanno riconquistato la capitale regionale, Mekele, e l’esercito etiope si è in gran parte ritirato.

Da allora, il Fronte di liberazione del popolo del Tigray si è infiltrato nelle regioni limitrofe di Afar a est e Amhara a sud. Secondo il governo etiope, centinaia di migliaia di persone sono fuggite dai combattimenti. La fornitura di aiuti alla regione contesa nel nord dell’Etiopia è stata resa più difficile dalla problematica situazione della sicurezza e dagli ostacoli burocratici. Secondo le stime delle Nazioni Unite, nella regione muoiono di fame circa 400.000 persone.

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