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Dibattito sulla legge marziale in Italia: gioielliere condannato per omicidio

Dibattito sulla legge marziale in Italia: gioielliere condannato per omicidio

DIl verdetto della giuria di Asti, nella regione nordoccidentale del Piemonte, ha scatenato in Italia un acceso dibattito sulla legge marziale. Mario R., gioielliere di Grinzane Cavour, in provincia di Cuneo, è stato condannato a 17 anni di carcere per due capi di omicidio, uno di tentato omicidio e possesso illegale di arma. L’uomo d’affari 68enne dovrà risarcire complessivamente 460.000 euro ai parenti delle vittime. Sono trascorsi tre anni da quando il tribunale ha emesso la sentenza richiesta dal pubblico ministero.

Mattia Rupp

Corrispondente politico per l’Italia, il Vaticano, l’Albania e Malta a Roma.

Giudici e giudici onorari ritennero evidente che l’imputato non agiva per legittima difesa, come i suoi avvocati avevano descritto nel procedimento. Invece, ha inseguito i tre rapinatori, con l’intenzione di ucciderli mentre fuggivano dalla gioielleria che avevano derubato e fuggivano in macchina. L’uomo d’affari condannato ha dichiarato dopo la sentenza: “Questa è una follia. Saluti al crimine e al crimine! Mi sento completamente insicuro. Anche se lavoro e pago le tasse da 50 anni, il governo non ha fatto nulla per proteggere un cittadino comune come me. Non buone notizie per l’Italia!

Salvini esprime la sua solidarietà all’imprenditore

Anche il vice primo ministro e ministro dei trasporti Matteo Salvini, del partito di destra Lega, ha criticato la sentenza del giudice. “Solidarietà totale all’imprenditore 68enne che, dopo una vita di dedizione e sacrificio, ha difeso la sua vita e il suo lavoro. Persone come Mario non meritano di andare in galera, gli altri sono dei veri criminali”, ha scritto il ministro. Le vittime di rapine e rapine possono utilizzare le forze armate per difendere la propria vita e la propria proprietà. In precedenza, il diritto all’autodifesa era limitato a situazioni di grave pericolo per la vita e l’incolumità.

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L’aggressione da parte di tre rapinatori è avvenuta la sera del 28 aprile 2021. Le riprese delle telecamere di sorveglianza mostrano gli uomini, di 34, 45 e 58 anni, che parcheggiano l’auto in un vicolo laterale ed entrano nel negozio uno per uno. Gli uomini si coprivano il volto con le maschere respiratorie, necessarie all’epoca.

I ladri hanno legato la moglie e la figlia dell’uomo

Nella gioielleria, la moglie e la figlia del gioielliere sono state minacciate con coltelli e pistole, che si sono rivelate pistole giocattolo, e le mani delle due donne sono state legate con fascette dietro la schiena. La donna più giovane ha tentato invano di premere con il piede l’interruttore dell’allarme posto sotto il bancone, ma la chiamata d’allarme non è arrivata alla stazione di polizia.

Il gioielliere stesso è entrato dal laboratorio nella sala vendita quando i ladri sono usciti dalla porta sul retro del negozio dopo il saccheggio. Ha tirato fuori dal cassetto una rivoltella, per la quale non aveva un porto d’armi valido, e si è dato all’inseguimento. In pochi minuti Marco R. Ha tirato un totale di cinque colpi.

Il primo proiettile ha colpito al petto il conducente del veicolo in fuga mentre cercava di entrare. Con altri due proiettili il gioielliere ha ferito il secondo rapinatore, che ha tentato di scappare a piedi ed è crollato scendendo alcuni gradini, dopodiché il gioielliere ha ripetutamente preso a calci in testa l’uomo mentre giaceva a terra. Un terzo rapinatore è stato colpito ad una gamba ed è fuggito a piedi, ma è stato fermato poco dopo.

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La corte ha stabilito che non vi era alcuna emergenza dopo che i tre rapinatori avevano lasciato il negozio con coltelli e pistole di plastica e che Marco R. aveva sparato cinque colpi nel tentativo di uccidere, non per legittima difesa. Il gioielliere Marco R. Nel 2015 è stato aggredito da due uomini durante una rapina nel suo negozio e gli è stato rotto il naso.

Secondo la sua stessa dichiarazione, lui e la sua famiglia sono stati più volte vittime di effrazioni domestiche. Nel controverso dibattito sul verdetto, alcuni hanno accolto con favore la sentenza della corte secondo cui l’imputato aveva usato a morte un vigilante, mentre altri hanno espresso solidarietà all’uomo d’affari e a Marco R. Hanno chiesto il rilascio di L’imprenditore intende impugnare la sentenza.