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La nuova National Gallery di Berlino è stata trasformata in una sala degli specchi

La nuova National Gallery di Berlino è stata trasformata in una sala degli specchi

a Michael Zollner

Monica Bonficini, 57 anni, vuole tutto da mostrare: la nuova National Gallery, l’architettura dominata dagli uomini e comunque i visitatori.

Per la sua mostra I Do You (colloquialmente ‘te la porterò’), l’artista italiana, che vive e lavora a Berlino da 30 anni, ha rilevato il foyer di vetro della nuova National Gallery. Al centro ci sono le impalcature (36 metri di larghezza per 16 metri di lunghezza) ricoperte con “la pellicola riflettente più grande del mondo”, secondo Irina Hebert-Grune. Si è coordinata con Joachim Jäger, vicedirettore Galleria Nazionale, l’offerta. L’area è così ben attrezzata che bisogna stare attenti a non sbattere contro il muro riflettente.

Le altalene dell’amore fatte di catene d’acciaio oscillano sul “piano superiore”, il pavimento coperto da un tappeto che mostra pezzi di abbigliamento gettati. Bonvicini ha fotografato per due anni le sue giacche, pantaloni e giubbotti logori. Ci sono molte cose nella mostra che ti invitano a partecipare. Se lo desideri, puoi rimanere in manette appeso al soffitto per almeno 30 minuti e praticamente esporti.

Monica Bonficini è entusiasta della sua mostra “Nella città che è la mia città”, come dice lei stessa Foto: Sigfrido Borschke

Le citazioni adornano il lato orientale del manufatto. Lì si può leggere la frase “Non c’è scrivania nella sua stanza” (in tedesco non c’è scrivania nella sua stanza). Questa citazione viene da Daniela Hammer Tugendhat ai suoi genitori Mies van der Rohe, architetto della nuova Galleria Nazionale, costruì una villa a Brno. Non c’era una scrivania nella “stanza delle ragazze” della madre. Le donne non ne hanno bisogno, secondo l’ingegnere.

Light Me Black (2009) è composto da 144 tubi al neon lucidi alti due metri

Light Me Black (2009) è composto da 144 tubi al neon lucidi alti due metri Foto: Sigfrido Borschke

Non a caso, Bonvicini è un’artista femminista. Per lungo tempo è stata rappresentata dal gallerista Johann König. Su “Zeit” donne sconosciute hanno accusato la gallerista di molestie, ma Koenig nega e ha intentato un’azione legale contro le riprese, e alcune clip potrebbero non essere distribuite.

In un primo momento Bonvicini interruppe la sua collaborazione con König. Ora ho lasciato la sua galleria. Lei non vuole parlarne. ‘Preferisco parlare della mia mostra’, ha detto Bonficini a BZ.

Dal 25 novembre al 30 aprile, Potsdamer Straße 50, ☎ 266 42 42 42

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