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Quando gli studenti montano le tende davanti all’università

Quando gli studenti montano le tende davanti all’università

Roma “È la prima volta che soggiorno a Roma”, dice Damiano Carbonari, studente di storia. Non ha dormito nel letto, ma ha protestato erigendo una tenda davanti all’edificio principale della Sapienza. Il 20enne della città portuale di Civitavecchia è iscritto alla prestigiosa università dallo scorso autunno. Da allora cerca una stanza nella città eterna, perché il viaggio da dove vive all’università è di circa un’ora e mezza. Finora la sua ricerca è stata vana: “Una stanza vicino alla Sapienza, ad esempio San Lorenzo o Piazza Bologna, può tranquillamente costare dai 600 ai 700 euro al mese – come ho detto, stiamo parlando di una stanza qui, non di una- bilocale”, insiste Carbonari. Non poteva permetterselo.

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Infatti, il quartiere di San Lorenzo in particolare, dove si trovano la maggior parte delle facoltà della Sapienza, è diventato negli ultimi anni un quartiere culturale e di vita notturna alla moda; I prezzi degli affitti e degli acquisti sono aumentati in maniera esponenziale. Questo vale anche per altre zone più remote dove, fino a pochi anni fa, gli studenti potevano finanziare un piccolo appartamento o una stanza, ad esempio a San Giovanni e più recentemente a Pineto. La maggior parte degli italiani che vogliono studiare a Roma devono percorrere lunghe distanze da casa. Solo alla Sapienza, un terzo di tutti gli studenti – almeno 40.000 – è costretto a fare il pendolare per mancanza di alloggi a prezzi accessibili. I posti nelle residenze per studenti statali a Roma sono appena 2.800.

Ondate di protesta in Italia: a Roma ea Firenze sono stati allestiti veri e propri campi davanti alle università.

A scatenare l’ondata di protesta è stata la bergamasca Ilaria Lamera, 23 anni, che studia scienze ambientali al “Politecnico” di Milano, con le tende davanti agli atenei. La sua tenda davanti all’edificio principale del Politecnico è stata presto circondata da giornalisti e troupe televisive; La protesta si estese presto a Roma ea Firenze, dove furono allestiti campi regolari davanti alle università. Anna Maria Bernini, ministro dell’Istruzione nel governo di destra di Giorgia Meloni, è aperta alle richieste degli studenti e ha detto che il governo ha già stanziato 400 milioni di euro per creare 14.000 nuovi posti. Ha inoltre ricordato che la creazione di altri 60.000 posti è prevista entro il 2026 nell’ambito del programma nazionale di ricostruzione cofinanziato dall’Unione Europea.

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Resta da vedere se questi saranno effettivamente attuati date le enormi difficoltà del governo nell’attuazione del piano di ristrutturazione. E, cosa più importante, la mancanza di alloggi a prezzi accessibili colpisce non solo gli studenti, ma anche decine di migliaia di famiglie e individui a basso reddito. È vero che in Italia, dove il tasso di proprietà di oltre il 70 per cento è molto alto nel confronto internazionale, un’ampia percentuale di residenti vive ancora nel proprio appartamento. Ma oggi chi vuole affittare un nuovo appartamento o acquistare la propria casa deve affrontare prezzi terribili e tassi di interesse elevati, soprattutto nelle città.

Roma e Milano non hanno più appartamenti economici

A Roma e Milano è diventato praticamente impossibile per le persone a basso reddito trovare alloggi a prezzi accessibili. Le liste d’attesa per gli alloggi sociali sono di conseguenza lunghe. Solo a Roma, 14.000 persone sono in attesa di alloggi cittadini e 15.000 famiglie che affittano appartamenti privati ​​devono affrontare ordini di sfratto. A differenza della Germania, ad esempio, dove negli ultimi anni le case popolari sono state vendute a privati, a Roma non mancano sostanzialmente le case popolari: l’Ater, gestore comunale del patrimonio, ha più di 46.000 case popolari.

Il problema è diverso: a causa della decennale recessione dell’Ater, solo un terzo degli alloggi sociali è occupato da persone che hanno effettivamente diritti e pagano regolarmente l’affitto. Nel corso degli anni sono state occupate 8.000 case popolari. Tra gli altri, da noti mafiosi come Roberto Spada, dell’omonimo clan di Ostia: dopo sei anni di carcere, è tornato di recente dal carcere nel “suo” appartamento di Ostia – un appartamento sociale. Occupata da sedici anni, l’amministrazione immobiliare vorrebbe averne cura senza il Comune. Uno dei soci di Spada ha “affittato” nel corso degli anni ben 90 alloggi comunali di edilizia popolare, come se ne fosse il proprietario.

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